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27 grammi

27 grammi - francesca bruno

27 grammi.

Te lo chiedono quando vieni al mondo.
Che facciamo, ce li mettiamo?

E tu sei lì a contare ogni aggiunta perché ti sei già giocato 10 kg con la cittadinanza europea e 20 col DNA di George Clooney, più due kg extra per gli occhi azzurri che, pare una banalità, ma aiutano.

Il detto “ogni cosa ha il suo peso” viene proprio da qui. Ci è arrivato non si sa come, ma la gente mica si chiede da dove vengano i detti. E se sì, gli rifili una cosa sugli egizi.

L’addetto ha un calcolatore tascabile che però proietta in grande, sul display, il conteggio.
Zero privacy.

Nascere uomo costa ancora qualche chilo in più ma pare stiano lavorando ad una revisione delle tabelle.

Giovanni, su quei 27 grammi, ci aveva pensato un po’. I sogni glieli avevano descritti non tanto bene. Come il sale nell’acqua della pastasciutta. Ma lui mica sapeva ancora cosa fosse, la pastasciutta.

Alla fine aveva detto sì. Non tanto perché li volesse ma perché l’addetto sembrava spazientito, e la cosa lo imbarazzava.

Così, quando era venuto al mondo, aveva capito al volo che di sapore ne mettevano, ma non erano molto convenienti: ti facevano confrontare ogni cosa e, la realtà, ne usciva sempre imperfetta e mancante.

Veniva la tentazione di lasciar perdere gli altri 52 kg così attentamente selezionati, e chiudersi dentro a quei 27 grammi.

Li vedeva trotterellare sicuri e decisi, quelli che avevano detto no. Con la stima e il riconoscimento della società che alla fine, guarda quello che fai, mica quello che vuoi.

A tornare indietro avrebbe detto no grazie.

C’era un’opzione “rendi pacchetto” ma quando provi il sale nella pastasciutta…

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