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Il violinista col triangolo

Compìto e bello, nel suo abito nero senza una piega.
Scarpe lucide, e quei riccioli contorti che gli si posano sul collo, sporgendo appena dal colletto della camicia.

Teatro alla Scala. La grande Prima.
Gli ospiti ingioiellati sono già tutti in sala. Mormorano piano, in quello stato di rispetto e attesa che nasce quando l’orchestra accorda gli strumenti.

Tutti sul LA. Il direttore d’orchestra sa a memoria tutta la partitura.
Prove su prove negli ultimi 9 mesi, verso quella bellezza precisa che, quando accade, ruba un pezzo di Paradiso.

L’orchestra fa silenzio, e inizia a respirare insieme. La prima nota non si sente ma c’è. La stessa aria che entra nel petto di ognuno di loro. È il primo accordo. Si diventa uno. È un patto.

Basta un istante, e il Paradiso si spande in sala. È un saliscendi di angeli e demoni che si rincorrono, e incalzano, e si placano in abbracci impossibili che ti entrano sotto pelle e la sollevano.

Ha la schiena dritta e le dita morbide sull’archetto, il primo violinista. La musica scivola in un flusso continuo tra le sue corde e quelle dell’orchestra.

TIIIIINNNN

Manca un battito a tutti. Il pianista, che suona sempre ad occhi chiusi, li apre.

La musica continua. Non c’è il tempo di chiedersi se sia stato reale.
L’avranno sentito tutti? Già in sala qualcuno si è voltato.

Il violinista manca una nota. La seconda è diversa da quello che dovrebbe.

TIIIIINNNNNNNN TIIIINNNNNN

Il direttore d’orchestra gira la testa verso il fondo della sala.
Il violinista prende un accordo tutto suo. E via una volata di salite e discese che conosce solo lui.

Il resto dell’orchestra prova a continuare, l’oboe e il contrabbasso si lanciano un’occhiata disorientata, le percussioni abbassano il ritmo, tutti cercando di tener dietro a quella cosa che non è più musica ma un’accozzaglia di note.

TIIIIINNNN

Dal fondo della sala suona il triangolo.

“Non c’è, il triangolo, nella nostra melodia”… sussurra la viola al clarinetto.
Il direttore guarda il violinista, confuso e terrorizzato.

Il violinista gli fa cenno di continuare. Il triangolo non disturba la loro musica.

Eppure ora si fermano tutti. Nella grande sala qualcuno inizia a mormorare.
L’orchestra, inerme, guarda il violinista che continua a suonare in armonia con il triangolo, un pezzo solo loro.

La sicurezza entra dalle tende laterali e si dirige verso il triangolo.

Il violinista scatta in piedi, ergendosi più in alto di tutta l’orchestra.
“Guai a voi se lo toccate”.

TIIIIIIIINNNN
Rimarca il triangolo.

Nessuno sa più cosa suonare e se suonare.

Il violinista, stupito e frustrato, si gira verso l’orchestra: “è solo un pezzo di un mio vecchio concerto! Non sentite la sua bellezza? Che fastidio può dare al nostro?”

Il flauto traverso si butta sul direttore brancandolo alle gambe, appena in tempo perché le sue mani non si chiudano intorno al collo del violinista.

Il pianista ha richiuso gli occhi, e piange.

Il secondo violino si avvicina al primo e prova a sussurrare: “la vostra musica è bellissima, ma non è la nostra… puoi tornare al nostro concerto?”

Il violinista si gira di petto verso la sala.

“Signore e Signori, scusate per l’interruzione. Ora ricominceremo il concerto! Coglierete, forse sì, forse no, qualche piccola variazione ma sarà un arricchimento!”

Metà dell’orchestra ha già posato gli strumenti.

Il direttore si libera dalla morsa del flauto ed esce dalla sala. Andato. Non tornerà più.

La sala protesta. Non è quello per cui abbiamo pagato!

TTIIIIINNNNN
Ride il triangolo.

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