Fu Carl a farmi notare l’intenso profumo di rose che emanava dalla bottiglia.
Era come essere in mezzo ad un giardino.
“È il legno”, mi spiegò lui con quello sguardo pieno d’urgenza, anche quando di urgenza non ce n’era neanche l’ombra.
Le sue mani armeggiavano intorno ai tappi con precisione e velocità.
“È il legno della botte a regalare al liquore ogni suo sentore”.
“Come una madre che, partorendo, si svuota di qualcosa che non sarà mai più suo ma senza di lei non avrebbe mai potuto esistere” disse guardandomi all’improvviso