Nina si sveglia e scende dal letto,
poteva essere un giorno perfetto.
Pesca una tazza da the dal lavello,
si taglia il mignolo con un coltello.
Mentre ragiona alle cose da fare
di colpo smette di respirare.
Si guarda intorno e poi pensa: “che faccio?”
io mi trovo proprio in un grande impaccio.
Come se stesse inseguendo un calzino
cerca il respiro nel suo comodino.
Prende il telefono e chiede al dottore:
“Come respiro? Mi faccia il favore!”
Quello sta zitto, rimane un po’ fesso:
“le chiedo scusa, non mi è mai successo”.
Nina è confusa, non sa cosa fare,
forse si vive senza respirare.
Un bel caso clinico, da letteratura,
si tratta di mettere in piedi un cura.
Si prodigan tutti per la soluzione,
cercando al respiro l’agevolazione.
Ognuno a suo modo: chi tira, chi schiaccia,
chi prova persino con una focaccia.
Poi Nina si ferma, le scappa un sorriso,
ma io vivo senza, guardate, ho deciso.
E quello riappare da un bell’angoletto
e placido e zitto si infila nel petto.