Era bianco negli occhi, per la luce che si schiantava sui muretti a secco, ostinatamente allineati a guardia degli ulivi. E un can can ininterrotto di cicale.
Bastava arrivare all’ombra di quella casa.
Riuscii a respirare solo arrendendomi ad ingoiare quell’aria rovente.
Poi la vidi.
L’accabadora.