racconti

Curvo come un albero di montagna

francesca bruno foto
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Lo sai come sono gli alberi di montagna? Mi disse indicando un abete enorme.
“Grossi?” Risposi con sufficienza, sperando che avesse voglia di arrivare al sodo senza altri indovinelli.
“No.”
Il silenzio che seguì mandò in fumo la mia speranza di arrivare al dunque prima del caffè delle cinque.
Così ci misi un po’ più di convinzione e guardai di nuovo il maledetto abete.
“Forti?” Rilanciai poco convinto nella speranza che la personificazione fosse la chiave della mia pace.
“Nemmeno”.

Silenzio.

Credo che, vedendomi sconsolato, decise di venirmi in soccorso perché, senza guardare l’albero disse:

“Storti”.

Tutto qui. “Storti”, ripetei perplesso.
Ma non potei fare a meno di tornare a guardare quel tronco grosso e vecchio.
Era dannatamente storto.
Le radici parevano gonfiarsi fuori dalla terra per recuperare, con una curva, l’enorme posizione eretta del resto del tronco.

“Una volta mi dissero che era l’orgoglio, ma non mi piaceva perché quello si porta dietro una specie di sapore metallico. E poi con l’orgoglio pensi sempre di meritarti qualcosa che ti hanno tolto”.
Adesso il vecchio aveva tutta la mia attenzione: il caffè poteva aspettare.

“È l’ostinazione”.
Disse. Come se non parlasse più con me.

“Puoi pure cascare di lato, tra il pianoro e la montagna. E poi cresci. E se vuoi è così, senza tante lagne. E se ti raddrizzi è cosa normale, perché ci volevi andare tu così in su, dove è giusto che tu vada. Ce l’ hai scritto sotto la scorza. Forse.”

Poi tacque.
Io mi alzai e andai a fare il caffè.

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