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Cosa resta della notte

Cosa resta della notte

Cosa resta della notte?
Gli rimbalzava da una parte all’altra della testa, quella domanda.
Lei gliel’aveva fatta così, senza un gancio, un motivo che c’entrasse qualcosa con tutto il resto.

Si erano svegliati tardi, in un bagno di luce e di lunedi, avevano fatto l’amore infilati a metà sotto le lenzuola bianche, avevano riempito il letto di briciole di pane tostato e avevano continuato così per tutta la mattina. A ridere di idiozie che capivano solo loro.

E proprio così, ridendo, lei gli aveva buttato lì quella striscia di ombra che, da allora gli girava in tondo, sopra la testa, come un condor a caccia di fragole. E se ne era scordata.

“Della nostra ben poco”, le aveva risposto guardandosi intorno tra i vestiti sparsi e le scarpe buttate da un lato.
“I calzini li hai persi sicuro” gli aveva risposto lei sollevando il lenzuolo sopra le loro teste, che in un attimo si era fatto vela, poi capanna e infine carezza.

Cosa resta, della notte?

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