Racconto a quattro mani (di Francesca e Matteo)
C’è un prete che ogni mattina aspetta il traghetto delle nove con, ai piedi, una valigia.
Guarda con cura ogni passeggero scendere, poi attende che il traghetto riparta e che si sia portato dietro la sua scia triangolare di schiuma. Allora si gira, si china, raccoglie la sua valigia e torna verso il paese, a preparare il sermone delle 10 e 30.
Cioè non parte mai? E dentro quella valigia che ci sta?
Non lo sa nessuno. All’inizio pensavano stesse per partire. Poi aspettasse qualcuno a cui riconsegnare qualcosa. Poi boh. Non succedeva mai niente allora un po’ si sono tutti disinteressati. Ma lui no. Lo vedi da come guarda il traghetto.
E fin’ora no non è partito. Ma ogni giorno è nuovo.
Forse anche nella valigia mette cose nuove, ogni giorno la disfa e la rifà. Oppure aspetta una persona con cui lascerebbe ogni cosa, ma questa persona non arriva ancora. O forse aspetta qualcuno a cui dare quella valigia, perché lui ha un trauma e non può prendere il traghetto.
È teso, non spaventato.
Beh ma è un trauma ventennale, non lo spaventa più. Sa che non partirà. È un rito e l’attesa di una persona eletta a cui lasciare la sua valigia per far partire pezzi di lui.
E ogni giorno aggiunge una cosa. Forse anche il sermone delle 10:30.